Articolo che ho pubblicato su LetteraDonna/Elle.

Sapevo che alcuni malati oncologici utilizzano la cannabis per alleviare il dolore ma non sapevo che questa sostanza fosse impiegata in una ben più ampia casistica di patologie, non solo oncologiche, e molto diffuse. Non sapevo che l’Italia fosse all’avanguardia in Europa e nel mondo per quanto riguarda la Terapia del dolore e immaginavo che l’utilizzo della cannabis terapeutica rappresentasse un tabù per molte persone, in particolare per gli anziani. Non avevo idea dei costi e non sapevo che in alcune regioni ci fosse il sostegno del servizio sanitario pubblico. Insomma avevo in testa una gran confusione. E Internet di certo non dà una grossa mano. Sul Web si sa c’è tutto il contrario di tutto, e capire da profana quali fossero le fonti attendibili non era facile. Poi mi sono ricordata di avere come amica una dottoressa che si occupa di medicina etica. Ho così deciso di chiamarla per esporre tutti i miei dubbi, le mie perplessità e le mie curiosità da profana. Ho così scoperto che la dottoressa Mercedes Lanzillotta non solo è esperta di Terapia del dolore, ma conosce perfettamente i cannabinoidi e li prescrive ai propri pazienti. Abbiamo deciso di incontrarci e con molta, molta pazienza, ha dipanato una matassa fatta di patologie, termini tecnici, procedure legislative, offrendomi una sorta di Abc della materia che potrà rivelarsi utile in futuro a me e ai miei cari. Soprattutto perché «non soffrire è un diritto del paziente che ogni medico deve cercare di preservare», ha spiegato la dottoressa Lanzillotta.

DOMANDA: Prima di tutto mi dica la differenza tra Cure palliative e Terapia del dolore?
RISPOSTA: Le cure palliative (dal latino pallium, mantello) comprendono tutte le cure, dall’assistenza ospedaliera a quella domiciliare, volte a lenire la sofferenza del paziente affetto da un dolore cronico oncologico dagli esiti certamente infausti. La Terapia del dolore invece è volta a migliorare la qualità di vita del paziente, oncologico e non, che non è in pericolo di vita ma soffre di un dolore cronico benigno. Gli studi riportano che questo riguarda oltre il 20% degli italiani. La terapia del dolore non cura la patologia ma integrando interventi farmacologici, chirurgici, psicologici e riabilitativi aiuta a ritrovare il sorriso.
D: Ci può fare un esempio dell’impiego della Cannabis?
R: Nel dolore neuropatico non responsivo ai farmaci di prima e seconda scelta, che è una forma difficile da curare. Tutti noi abbiamo conosciuto persone con la nevralgia del trigemio per esempio. Una patologia che a volte, nonostante si prendano farmaci appropriati, non riescono a controllare il dolore. La Cannabis si impiega con ottimi risultati nelle spasticità dovute alla sclerosi multipla ma anche nell’epilessia, nel parkinson e in tutte le patologie dove si produce spasticità muscolare. L’80% dei pazienti a cui è stata diagnosticata la fibromalgia risponde alla terapia con i cannabinoidi, ma il possibile impiego è vastissimo. Nel glaucoma riduce la pressione intraoculare, nella chemioterapia diminuisce effetti collaterali come la nausea e il vomito.
D: La cannabis si usa in aggiunta ai farmaci curativi per le sue proprietà rilassanti giusto?
R: Non solo, nell’anoressia come negli oncologici viene impiegata perché aumenta l’appetito. La cannabis è un farmaco importante poiché oltre a essere un benefico abbraccio rilassante per il paziente, aggiunge un effetto sinergico agli altri farmaci assunti cronicamente. Non ne aumenta le complicazioni ma anzi, in molti casi, permette di ridurne la posologia.
D: Riesce davvero a dare tanto conforto?
R: Si, la letteratura medica internazionale è vastissima e così l’esperienza clinica lì dove si usa da molto tempo. Nella mia esperienza di medico prescrittore di Cannabis posso solo confermare il valore aggiunto benefico che apporta.
D: Come si assume?
R: In compresse come il Sativex, il solo farmaco prescrivibile per la sclerosi multipla e l’unico cannabinoide prodotto dall’industria farmaceutica, oppure sotto forma di decotti, oli e colliri. La mia esperienza si concentra sulle prescrizioni della cannabis sotto forma di oli da assumere in gocce sublinguali. Li preferisco ai decotti perché si avvicina con maggior precisione alla quantità esatta da somministrare. In Israele hanno messo a punto un inalatore per uso medico che permetterà di inalare un dosaggio ottimale per contrastare il dolore.
D: C’è resistenza culturale ad assumerli da parte dei pazienti essendo la Cannabis criminalizzata?
R: No, chi soffre cerca tutte le informazioni e gli strumenti per alleviare il dolore. Non ho mai ricevuto un rifiuto, anzi, molte volte i pazienti avevano già cercato informazioni su Internet per proprio conto. La prescrizione inoltre è preceduta da ampi colloqui, da un consenso informato che il paziente discute con il medico affinché il piano di cura sia condiviso. Ci sono inoltre obblighi reciproci nell’impegno a eseguire i controlli previsti per determinare benefici e tollerabilità, la legge è scrupolosa. Il paziente ad esempio firma anche la rinuncia alla guida.
D: Quindi sono molti i pazienti che ne fanno uso?
R: La legge italiana è molto restrittiva e possiamo usarla lì dove gli altri farmaci non controllano il dolore. Inoltre molte regioni non hanno purtroppo previsto il capitolo di spesa sanitaria specifico per la cannabis.
D: Ci faccia qualche esmpio.
R: In Lombardia il costo è a carico dei pazienti mentre in altre regioni come Puglia, Emilia Romagna, Toscana, Val d’Aosta, no. Ci sono poi regioni come la Sardegna che non si sono ancora espresse in merito. La legge 38 prevede invece la gratuità dei famaci oppiodi come la morfina, la codeina, la buprenorfina, il metadone che vengono utilizzati normalmente per condurre anestesie profonde e nella lotta al dolore acuto.
D: Eppure una legge concreta esiste già.
R: Si tratta della 38/2010 con cui il nostro Paese ha intrapreso un cammino verso un impiego sempre più specifico e diffuso dell’attenzione al dolore rompendo un tabù che ci vedeva in coda rispetto ad altri stati europei e che ci trova ora tra le nazioni più avanzate. Si pensi che l’Italia è il primo stato al mondo che ha legiferato il diritto alla cura domiciliare dei bambini terminali.
D: Quali sono i costi per i pazienti?
R: In Lombardia pagano sia i ricchi che i poveri. Molte regioni che hanno legiferato in merito (11 su 20) è la Regione che si fa interamente carico come è giusto che sia. Per gli oli ad esempio il costo è mediamente tra gli 80 e i 100 euro al mese, dipende dalla quantità di gocce necessarie.
D: Come funziona in altri stati?
R: Non vi è uniformità: Belgio, Olanda, Camerun, Canada, Israele, Lussemburgo, Paesi Bassi, Portogallo, Repubblica Ceca e alcuni Stati Usa come la California sono tra i più tolleranti e hanno un chiaro regolamento per l’uso terapeutico della marijuana. A gennaio 2017 la Germania ha votato una legge all’unanimità che permetterà ai pazienti tedeschi di accedere alle cure a base di cannabis a spese del sistema sanitario nazionale. La Grecia ha annunciato di voler legiferare nei mesi prossimi a favore della Cannabis a uso medico. Nel resto del mondo si passa da situazioni di intolleranza assoluta come in Giappone, a una totale indifferenza alle vigenti norme proibizioniste, come in Giamaica dove è illegale ma come noto ampiamente utilizzata da gran parte delle persone, non solo per uso terapeutico. Mi piace ricordare che Livia Turco Ministro della Sanità decretò e rese possibile l’utilizzo dei principi attivi della cannabis nella terapia farmacologica. Sia a lei che Rosy Bindi la Terapia del dolore deve dire molti grazie.
D: Dove si produce?
R:
Olanda e Canada, mentre Israele si avvia a essere il terzo produttore al mondo. Noi la importiamo dall’Olanda per la maggiore percentuale. In Italia è autorizzato a coltivarla solo l’Istituto chimico militare e stanno arrivando i primi lotti. Si tratta di un dato importante volto a ridurre i costi.
D: Con la sua prescrizione in mano il paziente dove va?
R: La preparazione è galenica, cioè sono farmaci preparati da un farmacista come accadeva per tanti farmaci nel passato. Le farmacie degli ospedali si stanno attrezzando per preparare quanto ricettato dai medici ospedalieri. Ad oggi sono molto poche le farmacie esterne sono attrezzate ma mi auguro che presto vi sia una copertura in tutto il Paese e i pazienti non debbano percorrere decine di chilometri per ricevere il farmaco. È sempre una questione di costi, le attrezzature di laboratorio rappresentano un notevole investimento.
D: Chi può prescriverla?
R: Qualsiasi medico, anche quello di base se preparato. La prescrizione è molto rigorosa. Il dottore è obbligato a tenere un registro con i dati del paziente per attenersi a tutti i controlli previsti dalla legge ma la prescrizione è anonima per rispettarne la privacy. Non soffrire è il primo dei diritti. Dove c’è un diritto del paziente c’è un dovere del medico di soddisfarlo, ma paradossalmente la strada è ancora molto lunga.
D: Abbiamo letto in questi giorni articoli sconvolgenti sulla spregiudicatezza del dott. Fainelli specializzato in Terapia del dolore. Non posso non chiederle un parere sulla vicenda.
R: Attendo come tutti gli sviluppi del lavoro della magistratura e provo un grande disagio. Purtroppo queste vicende adombrano tutta una categoria dei medici che lavorano quotidianamente a contatto con la sofferenza e portano avanti il loro lavoro sacrificando molte ore non retribuite per venire incontro alle numerose richieste. Gli ambulatori sono affollati, molti di noi si fermano molte ore oltre l’orario di lavoro. In rete si leggono facili commenti, accuse populiste che ci vedono tutti corrotti o corruttibili; la verità è che molte strutture sopravvivono grazie alla dedizione dei medici e paramedici e voglio concludere senza enfasi alcuna che in ogni Terapia del dolore italiana al centro di ogni relazione il privilegiato è il paziente.
D: Quale consiglio si sente di dare alla ministra della salute Lorenzin?
R: Di avere il coraggio di mettersi in ascolto dei bisogni della gente e vigilare. La spesa sanitaria è competenza delle Regioni. La necessità di ridurre i costi giganteschi della Sanità è legittima, ma i nostri pazienti sono gran parte pensionati o esclusi dal lavoro per la cronicità della malattia. Come per gli oppioidi anche i Cannabinoidi si dovrebbrero avvalere di quel codice che rende esenti da qualsiasi costo.
D: Quali richieste farebbe?
R: È una domanda molto complessa perché la Terapia del dolore è coinvolta in tutti i temi etici che più scuotono le coscienze. La salvaguardia del diritto a una vita senza dolore ne è il fulcro. Con la legge 38 è stato fatto molto in favore di questo diritto ma per mancanza di fondi non si è ancora sviluppata la rete sufficiente per garantire una risposta immediata a chi soffre. Per conoscere i propri diritti basta rivolgersi al proprio Medico che ha tutti gli strumenti per inviare il paziente al Centro di Terapia del Dolore di competenza di quel territorio.

 

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