JACOPO:
“Ciao! Sono Jacopo, il ragazzo del liceo xxx! Come promesso ho scritto un articolo sull’incontro sul giornale della scuola. Vorrei ringraziarti ancora, a nome di tutti noi: sono state due ore illuminanti, non ci è capitato spesso di rimanere completamente soddisfatti dopo aver incontrato un autore, ma questa volta è stato così.
Nessuno di noi ha avuto qualcosa da ridire perchè gli esempi che hai usato erano talmente reali, concreti ma allo stesso tempo spiazzanti, che non hanno lasciato spazio a dubbi.
E la forza con cui ci hai investiti penso anche sia stata determinata dal fatto che tu non abbia parlato dall’alto di un titolo di studio specialistico, o robe del genere, ma solo ed esclusivamente sulla base della naturale conoscenza dell’amore. Questa cosa, che può apparentemente sembrare banale, ci ha conquistati tutti”.
Quindi grazie, davvero. E come ho scritto nell’articolo, sarà grazie a persone come te che potremo sconfiggere l’ignoranza e i pregiudizi della gente!”
ANNA CHIARA:
“Ho regalato il tuo libro “L’altra parte di me” a mia madre per Natale, perchè ero e sono convinta che a volte le parole che ci arrivano dall’esterno siano più efficaci di quelle dei nostri cari. Avevo già cercato di convincerla della genuinità , limpidezza e “normalità ” del mio amore per Federica, ma non la vedevo serena lo stesso. Quando si ha bisogno di una certezza, di una “conferma” che ciò di cui si ha paura non sia in realtà niente di spaventoso, riceverla da un estraneo la rende più confortante, poichè non mediata da sentimenti e da una qualche finalità .
Avevo ragione: pochi giorni dopo averglielo regalato, ho trovato mia madre, in cucina, con il tuo libro in mano. Stava leggendo l’ultima pagina e aveva le lacrime agli occhi.
Quando mi sono seduta di fianco a lei mi ha detto solo “Grazie.”
Da quel momento il cambiamento è stato evidente: È felice per me, non ha più paura, perchè ha capito che esistono “altri amori” altrettanto validi e veri, ha conosciuto una realtà che, se prima la spaventava, ora la lascia indifferente, perchè perfettamente comune.
Ci sono comunque giorni belli e giorni brutti, giorni di sorrisi e di inviti a cena per la mia ragazza e giorni in cui piange all’idea di come sarà più dura la mia vita rispetto a quella di altre ragazze e di non poter avere nipoti (questo lo crede lei).
Tuttavia resta il fatto che il tuo libro ha fatto la differenza nella mia famiglia, e ti ringrazio per questo. Penso che chiunque sia genitore di una persona omosessuale abbia il bisogno, non solo il dovere, di leggerlo. Anna Chiara» .
DA UNA PROF:
«L’altra parte di me è un libro buono. È buono perchè racconta una realtà difficile senza crudezze; perchè sa proteggere l’innocenza di giovani menti mostrando loro, senza affondi nella violenza, la crudeltà , anche involontaria, che a volte ci si trova ad affrontare e dando loro gli strumenti per riconoscerla e comprenderla e “perchè no?“ per provare a cambiarla in accoglienza e amore.
È buono perchè, pur mostrando le ombre, celebra la luce.
È un libro buono perchè parla d’amore, amore in tutte le sue declinazioni: tra genitori e figli, tra nonni e nipoti, tra amici, tra fratelli, tra coppie consolidate e soprattutto di quell’amore romantico, che tutti abbiamo sognato, vissuto, cullato, quellâ’Amore con la A maiuscola, che ognuno di noi conserva nella parte piùintima del suo cuore, pronto ad esplodere nei momenti più inaspettati.
Questo romanzo dà speranza. Dice ai piccoli spaventati che l’amore non è disperazione, ma gioia; che la felicità si può raggiungere, solo con un po’ di coraggio, allungando la mano; che gli adulti non sono il nemico, ma persone che li amano e che, a volte, sono spaventate quanto loro e hanno solo bisogno di un po’ di tempo, pazienza e amore, esattamente come loro.
Dice a noi adulti che i nostri piccoli non sono mostri, se si rivelano diversi da come ce li aspettavamo; che loro, anzi, sono sempre diversi da come ce li aspettavamo ed è proprio questa la loro bellezza, la loro unicità!
Dopo aver letto il libro, l’ho consigliato alla mia Dirigente, che, oltre ad occuparsi (egregiamente) di un migliaio fra bambini e ragazzi dai 3 ai 19 anni circa, è anche madre di due ragazzi adolescenti e che un giorno mi ha detto: «Lo lascio apposta qua e là , in giro per casa. Chissà che a qualcuno non venga la curiosità !»
Molte delle mie alunne, che hanno letto il libro e hanno avuto modo di parlare con Cristina Obber e di confrontarsi con i loro compagni di scuola, ne sono uscite rinfrancate, alcune estasiate. Una ragazza eterosessuale, anche se il problema non la riguarda personalmente, ha voluto affrontare la questione con la sua mamma cattolica un po’ troppo tradizionalista; un’altra mi ha detto che le piacerebbe parlare con calma con ragazzi/e omosessuali, per capire meglio il loro vissuto, al di fuori degli stereotipi; un’altra, non so di quale orientamento sessuale (e nemmeno mi interessa saperlo) mi ha ringraziata mille volte per questa opportunità e come lei altre nei giorni successivi; ragazzi che facevano fatica a comprendere e ad accettare, parlando fra loro hanno cominciato a capirsi e ad accogliersi più sinceramente e profondamente.
Credo che di omosessualità e di omofobia si debba parlare, perchè parlare aiuta a comprendere e comprendere normalizza atteggiamenti e rapporti e i nostri ragazzi, TUTTI, hanno diritto alla «normalità» e all’ «indifferenza», ma soprattutto hanno diritto ad amare ed essere amati sinceramente, senza riserve e senza paura».
Lorella Bruno, Liceo Classico «E. Duni» – Matera
RACHELE:
«Buonasera, le scrivo per farle i miei complimenti sul libro “L’altra parte di me”. Forse si ricorderà della mia ragazza, Irene, che le ha scritto qualche giorno fa. Ieri abbiamo festeggiato sei mesi insieme, anche se in realtà ci conosciamo da più tempo. Lei ha voluto farmi un bellissimo regalo e così mi ha regalato il suo libro in ebook, il mio primo ebook. Ho iniziato a leggerlo e me ne sono innamorata subito. E’ scritto benissimo, scorre veloce e i contenuti sono fantastici. Mi sono ritrovata un po’ in entrambe le ragazze, non mi sono identificata solo nei pensieri o nei sentimenti di una delle due, mi sono ritrovata ad essere un po’ Francesca e un po’ Giulia.
Non so perchè, ma anche se non la conosco e ho letto il suo libro, mi sento come se fossimo amiche da sempre, come se ci fossimo incontrate in una giornata qualsiasi e avessimo iniziato a parlare di noi. Io sono una persona un po’ particolare, sono sempre andata fuori dagli schemi sin da bambina. Avevo un ragazzo, molto dolce, ma con il passare degli anni non si è rivelato quello che m’aspettavo, era cambiato o forse in realtà era il vero lui e non quello che avevo conosciuto un giorno d’estate. E mentre si avvicinavano i miei 18 anni, sentivo di dover finire questa storia ormai finta da mesi e proprio mentre stavo prendendo coraggio, ho conosciuto lei, Irene. Inizialmente eravamo semplici amiche, ma più andavo avanti, più mi alzavo la mattina controllando il cellulare per vedere se mi aveva scritto, se non la sentivo per pochi minuti ero completamente vuota dentro e poi giorno dopo giorno, ci scoprivamo e non c’era quasi una virgola diversa nei nostri gusti.
Avevo paura, ero così stranita, ma non ho pensato “sono lesbica”, ho pensato “io amo”.
Non mi sono mai accorta di essermi innamorata di una ragazza, semplicemente ero innamorata per la prima volta.
Me ne sono resa conto solo nel momento in cui Irene è venuta a La Spezia, a giugno, per la prima volta e di fronte ai miei genitori non potevo sfiorarla, baciarla, tenerla per mano. Poi ad agosto ho fatto la valigia, ho preso il treno e sono andata a Vicenza, abbiamo passato due settimane stupende insieme, ci siamo dette per la prima volta “ti amo” dopo aver fatto l’amore e io proprio in mezzo al bosco qualche giorno dopo, con un anello, le ho chiesto di diventare la mia ragazza e lei ha accettato continuando ad abbracciarmi forte.
Una volta tornata a casa, ho passato tre notti in bianco, non ce la facevo più, dovevo parlare con i miei genitori, mio fratello già lo sapeva.
Così ho preso da parte mio padre e piano, con un po’ di timore, gli ho detto che Irene non era una semplice amica, ma la mia ragazza e alla fine poi l’ho detto anche a mia madre qualche minuto dopo. Proprio come i genitori di Francesca, hanno pensato “E’ una fase, tu ne hai avute tante Rachele.”
E invece per la prima volta in vita mia, ho trovato me stessa.
I miei genitori stanno imparando a conviverci e mi amano ogni giorno sempre di più, come dovrebbero fare i genitori quando i figli sono felici.
Io sono felice con Irene e già stiamo facendo dei progetti per quando lei finirà le superiori. Voglio stare con lei per sempre lo so, non ho bisogno d’altro.
Mi dispiace se ho scritto troppo e le ho portato via del tempo, ma voglio solo dirle GRAZIE, perchè ha mostrato al mondo che non c’è sesso nè distanza che possano separare due persone che si amano e io amo Irene, non amo una ragazza, io amo una persona fantastica. Buona serata e sicuramente consiglierò il libro a tutti!
Ps: i Negramaro alla fine sono stati un gioia immensa!»
L:
Ciao Cristina! Grazie per l’amicizia scusami se ti dò del “tu” per questo messaggio, non sono riuscita a trovare le parole giuste usando il «lei”. Io sono xxx, ho 20 anni e vengo da xxx. Ti scrivo per dirti che oggi ho finito di leggere il tuo libro e mi è piaciuto tanto. Ho provato delle emozioni forti leggendolo perchè mi sono rispecchiata molto in Francesca e nella sua storia.
Mi sono rivista nei primi momenti di smarrimento generale, in quelli di euforia estrema e in quelli di rabbia e confusione. Anche io sono lesbica e convivo con questa realtà da quasi due anni. Non ho mai avuto grossi problemi con me stessa nè con gli altri ma ho dovuto affrontare la paura di dire ai tuoi che stai con una ragazza. E mi sono sentita come Giulia, fuori posto in una casa che non era la mia. Ho sentito anche io gli occhi addosso e i giudizi dei genitori di lei pesarmi sulle spalle.
Mi hai fatto ricordare tante cose, belle e brutte. Una storia come quella che hai raccontato nel tuo libro può aiutare tante persone a capire il vero significato della parola “amore”.
Amore che una persona prova per qualcuno, amore dei genitori per quella figlia che non sarà mai come quella che hanno sempre desiderato ma che sarà loro figlia per sempre, amore per i propri sogni e per i propri ideali, amore per noi stessi.
Non esistono distinzioni quando si parla di amore. Mi auguro che un giorno le persone possano capire questo concetto e che non c’è¨ niente di sbagliato nell’amare qualcuno, di qualsiasi sesso esso sia. Il tuo libro aiuterà molti ragazzi a non sentirsi sbagliati in una società che molto spesso non li accetta.
Ti ringrazio, infine, per avermi trasmesso così tante emozioni con una storia così semplice e bellacome quella di Giulia e Francesca. Grazie ancora, a presto