Carmela aveva 12 anni quando è stata stuprata, ne aveva 13 quando si è buttata dal settimo piano di un condominio.
Quando ho conosciuto il suo papà, Alfonso, era il luglio del 2011 e stavo raccogliendo testimonianze sulla violenza sessuale per il libro “Non lo faccio più”.
Ci siamo visti a Napoli, dove abbiamo condiviso una pizza da asporto che ci siamo portati nella cucinetta del bad & breakfast dove alloggiavo, per parlare in tranquillità.
Una serata difficile da definire, tra il dolore che mi annientava mano a mano che Alfonso parlava e la forza che la sua determinazione e il suo immenso amore per la sua bambina mi trasmetteva.
Quest’uomo lottava, e continua a lottare, contro istituzioni sorde e inette, contro chi gli consiglia di arrendersi, contro chi lo porta in tribunale a difendersi, in una farsa che ribalta ruoli e responsabilità.
Vi voglio riportare una frase dal diario di Carmela:
“Mi sento sbagliata, mi sento sporca io”.
Così scriveva Carmela, a 12 anni.
Se una ragazzina si sente sbagliata e sporca dopo aver subito violenza, vuol dire che abbiamo fallito, tutti, che siamo una società –che non è qualcosa di astratto ma il gruppo di persone al quale ci piaccia o no apparteniamo – incapace di accogliere ma soltanto di allontanare, di annientare, di puntare il dito, e molto spesso sulle donne, sulle ragazze, sulle bambine.
“Mi sento sbagliata, mi sento sporca io”.
Su questa frase, che mi ha turbato allora e che ogni volta mi fa male, vi invito a riflettere e ripartire, per fare e dire qualcosa, qualsiasi cosa, di diverso.
Alfonso ha aperto un’associazione che si chiama Io so’ Carmela, e nell’ononimo libro ha raccontato quanto accaduto alla figlia, quanto incredibilmente male hanno operato coloro che avrebbero dovuto proteggerla, quanto dopo la sua morte anche Alfonso e la sua famiglia hanno dovuto subire.
Nessuno, tra coloro che hanno stuprato Carmela, si è fatto un solo giorno di carcere. E sono passati sei anni, e sei anni sono lunghissimi, e queste cose non le vogliamo più sentire.
In questi giorni è stato pubblicato un fumetto per raccontare Carmela e questo ha riportato il suo nome all’ attenzione dei media.
Mi auguro che serva per sollecitare chi può fare giustizia, perché è di questo, e solo di questo, che oggi Carmela ha bisogno.
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